Cloro, cloro e cloro: a due settimane è ormai diventato la mia acqua di colonia.
25 Novembre
C’è qualcosa di più americano delle festività autunno\invernali?
7 Novembre
Tempo di tirare le somme. Circa.
Ieri infatti si è conclusa una delle più importanti parti di questo viaggio.
28 Ottobre
“In gennaio farà così freddo da spararsi!”
19 ottobre
E così, alle ore 20.30 di mercoledì 19 ottobre, arrivò la neve.
19 ottobre!
9 Ottobre
“Ehy Steph! Sai, questa sera, tornando dalla partita abbiamo investito con l’autobus una… mmm… come si chiama quell’animale bianco e nero che puzza terribilmente?”
“Una zebra!”
1 Ottobre
Vi ricordate la storia del bagno? Beh, ora ho anche rotto la porta.
A quanto pare ultimamente qualunque cosa tocchi si rompe!
Proprio dici minuti fa, infatti, aprendo la porta del bagno, mi è rimasta in mano maniglia e serratura. Se la cosa funzionasse a comando potrei farmi scritturare dalla Marvel per un nuovo film di supereroi: la storia di un giovane exchange student che per caso scopre nuovi super poteri e che, inevitabilmente, alla fine lo portano a salvare il mondo (tanto per cambiare) dalla… mmm… chiusura mentale?!
Homecoming! La mattinata si è svolta normalmente, almeno fino alle due, quando siamo tutti usciti dalle classi, chi solo per vedere, e chi anche per partecipare attivamente, alla parata della scuola! E io, naturalmente (…), ho “partecipato attivamente“! O almeno così mi hanno fatto credere! Senza dirmi nulla, mi hanno fatto saltare sul carro della squadra di Football (un camioncino trainato a mano da quelli del penultimo anno), già in movimento, ritrovandomi così a salutare i più patriottici spettatori, armati di bandiere e bandierine, ed i bambini urlanti per le vie del paese. C’era il carro degli studenti dell’ultimo anno, quello della squadra di pallavolo, nuoto e tennis, quello dei contadini, quello dei nerd e quello dei professori. A seguire i pompieri, la polizia (a sirene spiegate) e qualche trattore.
Troppo americano!
La partita, qualche ora dopo, è stata il tasto dolente della giornata (almeno per gli altri, perchè per me è un divertimento soltanto vedere l’allenatore con i lacrimoni e tutte le cerimonie ed i discorsi di inizio gioco). Abbiamo infatti perso 41 a 7. Poco male, perchè a pochi importava del risultato, bensì di quello a seguire: la festa al Country Club.
Già il nome suona bene, fa molto “Circolo del Golf” (strano ma vero, più tardi ho scoperto che era proprio la sala della sede del Circolo di Golf: che emozione!). Solita festa studentesca, solo molto più americana! Non tanto per l’ambiente o la musica, ma più per le persone! Non solo nessuno sapeva ballare (e certamente io non mi vanto di saperlo fare), ma nemmeno come muoversi, seguendo la musica o muovendo parti del corpo! La maggior parte sembravano disperati in preda alle convulsioni che si agitavano senza prestare ascolto al ritmo o anche solo alla canzone. Non dico solo maschi, ma anche femmine! Da morire dal ridere.
E poi c’è stato anche qualche ballo di gruppo, unica cosa che sembravano saper fare decentemente, ma solamente perchè il testo della canzone diceva come, cosa o dove muoversi: tremendo! L’equivalente americano del nostro “Pinguino, saltino,…” per chi lo conoscesse. Ma è stato molto divertente. Mi continuavano a dire che ballavo benissimo (poveri loro) e mi strattonavano di qua e di là per ballare con loro, loro amiche, gruppi di amiche o con la preside. (per l’ultima mi sono gentilmente rifiutato, spero capiate)
A mezzanotte tutti a casa, a nanna.
Come diceva un giovane Will Smith in Men in Black, “Con oggi ho segnato almeno nove punti sul mio schifezzometro” (anche se il mio lo chiamerei piuttosto “popularometro”, o qualcosa del genere).
P.s. Alla fine una ragazza della mia classe di inglese ha avuto la meglio nella gara per accaparrarsi la mia maglia di Football. E’ simpatica e carina, ma non proprio il mio tipo.
27 Settembre
Ho intasato il bagno.
Non chiedetemi come ho fatto, perchè non ne ho idea. Ma ieri, al piano di sotto, c’era cacca ovunque.
Fortunatamente la mia camera si è salvata, ma un dolce aroma aleggia ancora per le stanze. Da quanto ho capito però non è stata – completamente – colpa mia, ma la pompa era vecchia ed usurata a causa dei continui risciacqui durante le ore di Day Care (l’asilo). Non un eccessivo problema quindi, se non fosse che proprio ieri era il compleanno di LaRae!
“Hey LaRae, ho intasato il bagno! Buon compleanno!”
A parte questa emozionante sorpresa, la serata non è stata un granchè, niente cena o festeggiamenti tutti assieme, ma solo un regalo da parte mia e Stephanie: un’imbottitissima poltrona per computer! (vi stupite ancora? Questa è l’America!)
Ma ora facciamo un salto indietro fino a domenica scorsa. Come avevo infatti accennato qualche post fa, dopo colazione LaRae e Stephanie mi hanno portato al matrimonio di una “qualche amica che non vedevano da molto tempo“, che aveva spostato un “tizio non ben definito“, che forse… insomma, ci siamo imbucati ad un matrimonio!
Si, perchè in America anche questo è possibile! Ci sono centinaia di diverse modalità di matrimonio (così mi ha detto la sposa) e la maggior parte delle volte non sono in chiesa, ma in un luogo piuttosto scenico (…) nel quale è piazzato un altarino o gazebo, spesso di fronte allo stesso ristorante dove si andrà a mangiare e ballare. Non si contano i pasti o le sedie, ma si affitta semplicemente il locale per la durata della festa. Insomma, dieci o mille, veri o falsi parenti, nuovi o vecchi amici, l’importante è divertirsi (e mangiare).
Il matrimonio era sulla spiaggia del lago. Introduzione, promesse, si, anelli, bacio, lancio del bouquet e tanti saluti: tutto nella bellezza di quindici minuti. Quindici minuti passati su una panchina terribilmente scenica, ad osservare un matrimonio terribilmente scenico, sullo sfondo di un tramonto sull’acqua terribilmente scenico, seduto accanto ad un vecchietto barbuto che non ha fatto altro che scaccolarsi per quindici minuti, non troppo scenico. Quindici minuti di una forte sensazione di falsità in tutto questo, di apparenza, solo della necessità di avere delle fotografie terribilmente sceniche, per poi dire “è stato il giorno più bello della mia vita“. E il ristorante\baracca fumante alle nostra spalle non aiutava.
Ma mi sono ricreduto. Non per il degradante locale o l’avvilente buffet, ma per il divertimento. Centinaia di persone che tra un ballo e l’altro si dirigevano di sconosciuto in sconosciuto per fare amicizia, scherzare e fare baldoria all toghether. In questo modo ho conosciuto anche la sposa, che, un po’ su di giri, mi ha raccontato dei varietà di matrimoni, mi ha detto di essere onorata ad avere un ragazzo italiano al suo matrimonio e che, dopo averle accennato dell’amica LaRae ha detto: “Mmm… LaRae, LaRae, LaRae,… Ahhh! LaRae!”
Ahhh… l’America!
La scuola prosegue, test dopo test, e in attesa dell’Homecoming sono state inaugurate le “giornate assurde”, o qualcosa del genere. Si tratta praticamente di una gara a chi si veste nel modo più bizzarro possibile: ieri il tema era “gli anni ’50, ’60, ’70 e ’80”, oggi “Tutti Nerd” e domani per domani dobbiamo indossare i colori più accesi e fosforescenti possibili. Mah.
Archiviato il caso “innamoramento domestico”.
Oggi sono stato per tutto il giorno pensieroso ed un po’ giù di giri: ormai è circa un mese che vado a scuola, cerco di essere simpatico e penso di essere amichevole (friendly!), ma non ho ancora stabilito dei gran rapporti di amicizia con molte persone. Non che non abbia conosciuto molta gente o che non parli con nessuno, anzi! Solamente mi aspettavo fosse più facile, ci fossero più persone che mi invitassero ad uscire, mi coinvolgessero in qualche attività e cose del genere. Dicono che è normale e con il tempo, piano piano la situazione cambierà. Spero non troppo piano piano.
23 Settembre
Finalmente abbiamo vinto!
Sono appena tornato da un’emozionante partita – naturalmente trascorsa a bordo campo – La quarta è stata la volta buona! Però niente venti secondo o meno di gloria. Anzi, mi sono toccati i venti secondi di malinconia.
Oggi infatti, prima che iniziasse il gioco, c’è stata la presentazione dei giocatori, accompagnati dai loro genitori. Uno ad uno, chiamati dalla voce al microfono risonante in tutto lo stadio, dovevamo sfilare per il campo, mamma da una parte e papà dall’altra. -“… number 9: Silfio Difant with…” e una voce in sottofondo “There’s no one with him!”. Così, solo soletto ho percorso il campo da parte a parte, il più in fretta possibile, sotto gli occhi di una platea piuttosto affollata. Sniff.
Le giornate si fanno strada, una dopo l’altra in questo freddissimo settembre. Non mancano però momenti di forti emozioni, novità e situazioni decisamente esilaranti.
Per esempio, lunedì scorso, Stephanie mi ha trascinato senza preavviso alle audizioni per il musical. Adoro il teatro, la musica e davvero mi piacerebbe saper cantare, purtroppo però sono stonato come una campana. Ma in fondo, che cosa ho da perdere? Anzi! Magari è la volta buona che con qualche lezione miglioro! E poi Stephanie mi ha detto che ci saranno molti ragazzi, persino peggio di me (difficile), che canteranno cose improponibili. Ed infatti è stato così! Dopo aver ascoltato due ragazze cantare un brano dei Savage Garden meglio dei Savege Garden stessi (ci mancava poco che mi commuovessi), un ragazzo ha decisamente abbassato lo standard con un “Happy Birthday” non troppo happy, per poi essere davvero caduti in basso con una terribile esibizione di un diciassettenne nerboruto che ha intonato la sigla del cartone animato Spongebob, accompagnato dalla voce in falsetto dell’amico (“Siete pronti ragazzi? Si signor capitano! Ohhhh!”).
Io mi sono invece cimentato nell’unica canzone della quale conosco pressochè tutto il testo: “Vivo per lei” di Bocelli e Giorgia. Se forse l’intonazione non avesse fatto colpo, l’italiano lo avrebbe fatto di sicuro!
Ebbene ecco il risultato. Naturalmente sono stati ammessi tutti quanti, perchè la scuola dà la possibilità a chiunque di imparare e dilettarsi nell’arte che preferisce. A tutti. persino al tizio di Spongebob! Ma non a me.
Devo ammettere che un po’ ci sono rimasto male. Non che fosse una priorità, anzi, l’ho saputo all’ultimo momento ed ero piuttosto scettico. Però, scoprirlo da solo, leggendo una lista di nomi appesi ad una parete (tra cui il mio non figurava) e dopo aver chiesto informazioni sul come o perchè, essere scaricato con un “beh, puoi aiutare nelle quinte“, mi ha un po’ demoralizzato. Eh, vabbè. Almeno non ho problemi su come impiegare il tempo!
Da quando la settimana scorsa ho sostituito il corso di Computer Application con College Composition, la fatica ed il tempo di studio sono aumentati alla grande. Nonostante di inglese e matematica (!!!) me la cavi sempre piuttosto bene, ho qualche difficoltà con la scrittura di saggi e testi vari: impiego tantissimo tempo a finirli, faccio qualche errorino grammaticale qua e là e naturalmente uso delle costruzioni delle frasi ed un linguaggio piuttosto elementare. Ma per adesso sono sufficiente e sto migliorando.
Tuttavia questa difficoltà mi fa sentire molto di più, rispetto alle altre classi, la differenza tra me e il resto del gruppo: a volte ne sono contento, ma ogni tanto mi isola involontariamente. Naturalmente sto lavorando anche su questo aspetto, e piano piano anche lui migliorerà.
Ho fatto amicizia con una delle due altre exchange student(esse) tedesche, Isabel. Ha qualche problema con la famiglia ospitante e con alcune materie a scuola: non è proprio una cima, ma è simpatica.
Il prossimo fine settimana ci sarà l’Homecoming, la partita più importante e decisiva della stagione, seguita dalla festa autunnale della scuola. E’ tradizione che le ragazze, o spasimanti, dei giocatori di football della scuola chiedano ai ragazzi la propria maglia numerata, da indossare quel giorno in classe. Due ragazze mi hanno chiesto se potessi dare la mia ad un’altra ragazza, loro amica. E’ nella mia classe di inglese: non è proprio il mio tipo e durante l’ultima lezione ha dimostrato di avere un pessimo carattere. Francamente non ci ho mai parlato, ma nemmeno lei si è sforzata particolarmente, anzi, ha mandato le amiche, e questa cosa non mi piace. In conclusione non penso proprio di dare la mia maglia a lei. Chi vivrà vedrà.
Finalmente la settimana è finita: sono un po’ stanco. Ho sempre meno tempo per curare il blog e questo mi dispiace, ma mi sono ripromesso di tornare a scrivere più spesso.
Buona notte, Italia. P.s. Due giorni fa, mentre stavamo facendo i compiti, Stephanie mi ha confessato di piacerle. Brutta situazione.
16 Settembre
La temperatura si è abbassata.
No, meglio, è precipitata in un buco senza fondo.
In poche parole fa un freddo cane. Il 15 Settembre. E durante la notte va già sotto zero.
Ma la cosa divertente è che pare io sia l’unico ad essermene accorto. Si, perchè mentre io esco di casa con tre maglie, la giacca più pesante che ho (l’unica!) e sciarpa, Stephanie e tutti gli altri miei compagni di scuola continuano ad indossare maniche corte e pantaloncini. Durante la partita di ieri sera (alla quale, per colpa del mio ginocchio ancora dolorante, ho potuto solamente assistere come spettatore) ho passato le due ore di gioco a bordo capo, in pantaloncini ed armatura a battere i denti e fissare il tabellone seguendo il conto alla rovescia dei minuti mancanti. Ho ancora i brividi solo a pensarci. E il bello è che tutti trovano esilarante il fatto che io ritenga queste temperature “invernali”. Sono tre giorni che non sento altro che: -“Hai freddo? Ahahaha… e questo è niente.”- Oppure -“Se pensi che questo sia freddo, quest’inverno morirai”-.
Terrorismo psicologico! Fantastico!
A parte questa parentesi metereologica (che è tutt’altro che irrilevante), l’esperienza scolastica procede e nonostante si stia piacevolmente quotidianizzando, certe sorprese, scoperte o eventi la rendono sempre entusiasmante. Uno di questi è stata la chiacchierata che ho avuto ieri con la professoressa di inglese. Me la cavo piuttosto bene in questa materia e dopo averle parlato di quello che mi piacerebbe fare in futuro, dell’indecisione nella scelta dell’università e di come un “college americano” potrebbe rientrare in questa decisione, mi ha fatto iscrivere nella sua classe più avanzata: “composizione letteraria per il college” (traduzione letteraria). Si tratta praticamente di scrivere, solamente scrivere, e tanto. La cosa difficile però è l’innumerevole numero di regole da seguire per farlo, cose che nel mio liceo in Italia non si sono mai fatte, ma sorprendentemente efficaci. Lunedì ho un colloquio con il preside per il discorso “college”, come funziona, cosa posso fare, che crediti ricevo frequentando queste classi e cose del genere. Devo ammettere che sono particolarmente emozionato per questa cosa: da un po’ avevo abbandonato l’idea dell’università americana per svariati motivi, ma ora mi si è aperta una porta e sono curioso di vedere cosa posso raggiungere seguendola.
Matematica: il mio irrinunciabile incubo. Fino ad ora. Come continuo a ripetere, la classe viaggia ad una velocità spaventosa: abbiamo fatto in una settimana quello che ho studiato (sudando e faticando) negli ultimi due anni. Però che differenza. Il metodo d’insegnamento, aiutato soprattuto dall’ottima predisposizione dall’orario di studio e lezioni è incredibilmente leggero, lineare, chiaro! E si vede! Giovedì abbiamo fatto il primo test. Una A! Ho preso una A! !00%, 10, ottimo, chiamatelo come volete! Io!!! Stentavo a crederci! Non dico che la matematica mi sta iniziando a piacere, però, cavoli, una A!
Finalmente ho un nuovo letto! Con un materasso stile americano (è alto 50 centimetri e ci si sprofonda dentro). Lo amo già.
Due giorni fa è stato pubblicato un articolo sul quotidiano “L’Adige” a proposito di questa mia avventura americana e sul blog che state leggendo. (ecco il link) Ne sono davvero orgoglioso ed onorato. Per questo voglio ringraziare tutti voi lettori che leggendo di giorno in giorno i miei racconti ed essendo sempre più, avete aiutato tutto questo.
Grazie, e buona notte.